Storia del Museo

Il Museo Civico di Rieti è una delle istituzioni museali più antiche del Lazio.

Il nucleo originario della collezione iniziò a formarsi in età tardo rinascimentale, quando una serie di lapidi furono riunite e sistemate sotto i portici del Palazzo Comunale della città. 

In un secondo momento questo gruppo di materiale epigrafico fu affiancato da una piccola raccolta di opere d'arte, dipinti, sculture ed oreficerie che, accumulata dal municipio di Rieti in seguito all'esproprio dei beni degli enti ecclesiastici voluto dal Regio Decreto del 21 Aprile 1862, fu sistemata, a partire dal 1865, nelle sale dell'ex convento di S. Agostino in Rieti. Nel 1909 l'iniziativa di riorganizzare la collezione artistica del municipio, patrocinata dall'allora Soprintendente alle Gallerie dell'Umbria Umberto Gnoli e dall'apprezzato ed eclettico restauratore reatino Giuseppe Colarieti Tosti, si concretizzò nel trasferimento dell'insieme della raccolta al secondo piano del Palazzo Comunale della città. Nasceva così la celebre "Quadreria Civica" di Rieti, ossia il nuovo deposito dei "beni" culturali del municipio. Il museo, in questo periodo, vantava già il nucleo di opere preziose di Zanino di Pietro, Luca di Tommè e Antoniazzo Romano; che lo ponevano tra le piccole raccolte regionali contemporanee di grande interesse storico-artistico. 

Nei decenni successivi pervennero al museo nuove collezioni di oggetti d'arte. Tra queste: la raccolta di antichità reatine e di oggetti accumulata dal canonico Vincenzo Boschi e acquistata, in seguito alla morte dello stesso (1912), per suggerimento del Prof. Angelo Sacchetti Sassetti, dall'Amministrazione Comunale della città; il lascito voluto dagli eredi del pittore reatino Antonino Calcagnadoro di un centinaio di suoi dipinti, incisioni e bozzetti (1935); la vetrina di ricordi napoleonici, curiosità varie e monete dei Flavi, regalata da Francesco Palmegiani (1952); il cospicuo nucleo di dipinti donato dallo studioso e filologo Prof. Angelo Sacchetti Sassetti e dal nipote Giorgio Djichkariani, insieme a qualche mobile e alla raccolta dei suoi scritti d'arte (1958). Intorno agli anni '60 l'allora Soprintendenza alle gallerie del Lazio si dedicò al riallestimento del Museo Civico di Rieti: in questa occasione il materiale interamente restaurato fu per la prima volta schedato e sistemato in otto ampi locali del secondo piano del Palazzo Comunale della città. 

L'attuale collezione, aumentata negli ultimi anni da opere donate da privati (per ultima quella della famiglia Salvati) o da depositi temporanei (materiale statale proveniente dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio), è stata distribuita in due diverse sedi, quella Storico Artistica e quella Archeologica.(cartine sezioni). 

La Sezione Storico - Artistica si trova al secondo piano del Palazzo Comunale e quella Archeologica è stata ubicata all'interno dell'ex monastero di S. Lucia, databile al XIII sec. 

Le attuali organizzazioni delle due sezioni del Museo Civico, sono state progettate a partire dagli anni '90, con l'aiuto di sostanziali finanziamenti regionali. 

La volontà di trasformare il museo in un luogo di produzione culturale sempre attivo stimola gli operatori del settore a organizzare attività didattiche, eventi culturali e mostre. (collegamento)

Rimarchevole è il riconoscimento ottenuto dalla Sezione Archeologica del Museo Civico di Rieti del Marchio di Qualità.