Plus, l'intervento del Vescovo Pompili alla riapertura delle piazze

Plus, come tutti sanno ormai, dopo due anni di lavoro vuol dire ‘piano locale urbano di sviluppo’. La parola ha una vaga assonanza latina, ma è solo un nome tecnico siglato. In realtà nella lingua antica c’è un altro termine per dire qualcosa che è ‘di più’. Si dice ‘magis’.

Vorrei partire da questo ‘di più’ per esprimere un augurio e poi invocare la benedizione. Non è senza significato, peraltro, che il cuore di questa rivisitazione del centro storico sia proprio questo spazio di lato rispetto alla Cattedrale e di fronte alla statua di san Francesco, che poco meno di 90 anni fa il giovane scultore Cristo Giordano Nicoletti eresse nella ricorrenza del VII centenario della morte del patrono d’Italia.

Per questo le quattro pietre che sottostanno al monumento evocano il quadrilatero della Valle Santa e indicano un cammino. E’ il cammino che ci attende e che non possiamo permetterci di ridurre ad una semplice segnaletica dal vago sapore turistico.

Francesco, vissuto proprio qui tra Greccio, Poggio Bustone, Fonte Colombo e la Foresta, rappresenta l’anima profonda del nostro territorio, il cui corpo soffre da decenni una endemica crisi sociale, che si è fatta drammatica sotto il profilo occupazionale e della sostenibilità demografica.

Francesco ci suggerisce quattro direzioni in cui dobbiamo insieme cercare di fare di più.

La prima è la natura in cui siamo immersi. Dire Francesco significa guardare con occhi nuovi il creato, cogliendo in esso un riflesso della bellezza e lasciandosi incantare da esso. Dobbiamo riscoprire che il valore ambiente è oggi il più necessario da coltivare e che, col tempo, esso sarà ancora più decisivo. L’acqua che da noi è in abbondanza è un esempio concreto di questa bellezza da tutelare e da convertire in opportunità di sviluppo.

La seconda direzione è la povertà come condivisione dei pesi e delle risorse, senza inscenare continue battaglie su fronti contrapposti. La ‘guerra tra poveri’ è l’esatto contrario della mobilitazione dei poveri che Francesco è riuscito a introdurre in una società stanca e divisa come era quella del suo tempo. La sua ricetta è stata non una rivoluzione contro, ma una mobilitazione a favore delle povertà così da mettere in crisi con gesti audaci e controcorrente lo statu quo. Dobbiamo fare di più per unire gli sforzi di tutti: imprese, organizzazioni politiche e sindacali, realtà religiose e culturali per sommare i contributi e non per sottarli gli uni agli altri. In concreto, l’impegno per infrastrutture più agili e veloci che renda accessibile il nostro territorio e meno penosa l’esistenza dei pendolari è una priorità che unisce e non deve contrapporre.

La terza direzione è la semplicità dei piccoli passi. Non si cambiano situazioni senza procedere con cambiamenti minimi ma nella direzione auspicata. Smettiamola di voler ricominciare ogni volta daccapo e riprendiamo in mano le cose che ci hanno fatto crescere: la cultura, l’agricoltura, l’artigianato, la piccola e media impresa, sapendo che in uno spazio minuto come il nostro, queste piccole attività possono essere detonatrici di nuovi sviluppi. Dobbiamo fare di più per riconoscere l’apporto di tante intelligenze e di tante volontà che non possono essere abbandonate a se stesse.

La quarta direzione, infine, è la fiducia contro ogni stanchezza. La forza di una personalità come Francesco è stata la sua ostinazione, ma anche la sua perseveranza. Avrebbe potuto mollare ad ogni momento. Mentre è rimasto fermo alle sue convinzioni ed ha lentamente scardinato dentro e fuori la chiesa abitudini, costumi, prassi. La fiducia è un bene immateriale di cui dotarci sempre di nuovo se non ci si vuol arrendere ai dati di fatto e gettare il cuore oltre l’ostacolo.

La frase attribuita a Francesco che costella l’avvicinamento al monumento (“cominciamo dal necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile”) ci dice come procedere. Partiamo dal possibile: quello che ognuno può fare; poi da quello che è necessario, cioè prioritario, e ci sorprenderemo tra qualche tempo a misurare gli effetti sui nostri figli di quel ‘di più’ che abbiamo insieme cercato. Allora Plus non sarà solo un progetto tecnico che vuole imbellettare la Città, ma una proposta di sviluppo per rendere più bello e vivibile il nostro territorio.

Mons. Domenico Pompili
Vescovo di Rieti

Argomento: