"L'imperatore di Atlantide": all'Auditorium Santa Scolastica il 10 dicembre il progetto speciale della Fondazione Flavio Vespasiano

L’imperatore di Atlantide di Viktor Ullmann su libretto di Petr Kien,composta nel campo di concentramento di Terezín nel 1943, non fu rappresentata perchè censurata dai nazisti, finchè - affidata dal compositore ad altri prima di morire insieme al librettista ad Auschwitz - fu messa in scena ad Amsterdam nel 1975 per la prima volta.L’opera è la straordinaria testimonianza postuma di una creazione nata nel mezzo dell’orrore in condizioni estreme, oggi tragicamente attuale nella condanna della guerra e di tutti i regimi totalitari. L’esecuzione è affidata ai giovani di Roma Tre Orchestra diretta dal ventiseienne SievaBorzak, il cast è formato dai giovanissimi cantanti del Progetto Fabbrica del Teatro dell’Opera di Roma.

Un’opera nata in condizione estreme e di grande attualità, questa l’ultima proposta di teatro musicale che verrà messa in scena dalla Fondazione Flavio Vespasiano in chiusura d’anno. Dopo la prima parte del Progetto Speciale “Arte versus Alienazione” che ha aperto l’autunno con Magic Circles,spettacolo di grande successo, ora L'imperatore di Atlantidea conclusione del progetto - rappresenta il riscatto del compositore rinchiuso nel Lager che smaschera i deliri distruttivi di ogni totalitarismo affidandosi alla forza catartica della musica.

Era infatti nato nel campo di concentramento di Terezínil progetto di Der Kaiser von Atlantis oderDerToddankt ab ovvero L'imperatore di Atlantide o L'abdicazione della morte.  La possibilità di una vita artistica a Theresienstadt spinse il compositore Viktor Ullmann a elaborare nell’autunno 1943, esattamente 80 anni fa, il progetto dell’opera su testo di Petr Kien, anch’egli detenuto. Dopo le prime prove nel marzo 1944 la messa in scena fu annullata, la censura nazista ritenne che nel personaggio principale, l'imperatore Overall (anglismo per ÜberAlles) fosse adombrata la satira di un sovrano totalitarista. Quando il 16 ottobre 1944 Ullmann e Kien furono trasferiti a Auschwitz, dove troveranno entrambi la morte, il compositore lasciò il manoscritto nelle mani del filosofo Emil Utiz, bibliotecario del campo, con la preghiera di farlo avere allo scrittore Hans Gunther Adler. Entrambi sopravvissero, e così fu possibile arrivare a un’esecuzione dell’opera ad Amsterdam nel 1975, trentadue anni dopo la sua creazione.

Le particolari e drammatiche condizioni di vita di Theresienstadt costrinsero Ullmann a impiegare un organico ridotto costituito da sette cantanti e da un ensemble di quindici strumenti, tra cui alcuni appartenenti al mondo popolare (banjo, sax, chitarra, harmonium), ma ciononostante si intuisce la mano dell’esperto autore teatrale. Recitativi, arie, duetti e vari numeri di danza si susseguono in uno stile eclettico: echi di Kurt Weill, della musica da cafè-concerto e ritmi americani (blues, shimmy, fox-trot, ragtime) si avvicendano a citazioni dei grandi autori del passato.

L’opera, eseguita per la prima volta a Roma e a Rieti, rispettivamente venerdì 8 dicembre alle 20.30 al Teatro Palladiume domenica 10 dicembre alle 18 all’Auditorium Santa Scolastica di Rieti, viene proposta nella versione italiana, protagonisti assoluti i giovani.L’esecuzione è affidata aRoma Tre Orchestra diretta dal ventiseienne SievaBorzak, mentre grazie alla collaborazione con la Fondazione Teatro dell’Opera di Roma la compagnia di canto sarà composta dagli artisti di Fabbrica, Young Artists Program del Teatro dell’Opera di Roma (Mattia Rossi, Spartak Sharikadze, Carlo Feola, Nicola Straniero, Eduardo Niave,

Valentina Gargano, Mariam Suleiman, EkaterineBuachidze).

La regia è di Cesare Scarton, le scene di Michele della Cioppa, la motion graphics di Flaviano Pizzardi, le luci di Andrea Tocchio, i costumi di Anna Biagiotti.

Il 7 dicembre alle ore 11 a Roma al Teatro Palladium, inoltre, è prevista un’anteprima giovani.

Si comunica che l’esecuzione a Rieti, a causa dell’inagibilità del Teatro Flavio Vespasiano, sarà in forma di concerto presso l’Auditorium di Santa Scolastica.

Attraverso quattro quadri, uniti senza soluzione di continuità da intermezzi strumentali, l’opera mette in scena tre grandi tematiche: la guerra, il male, il potere. L’imperatore Overall (anglismo per ÜberAlles) ha proclamato una guerra totale di tutti contro tutti. La Morte, però, sentendosi strumentalizzata, rifiuta di fare il suo lavoro: decide di non far morire più nessuno, né in guerra, né per malattia, come rende noto l’Altoparlante. La Morte, rinunciando a svolgere il suo compito, esplicita l’assurdità della guerra e spinge l’imperatore a sottoscrivere un patto. Solo se si immolerà per primo, la Morte riprenderà il suo compito e potranno ricominciare a morire tutti gli altri esseri umani. L’imperatore, nella sua follia distruttiva, accetta; ma, a questo punto, la guerra è finita. L’imperatore è morto. E la Morte trionfa e libera l’umanità dal male assoluto.

Sette sono i personaggi che compongono questo quadro narrativo, dove Atlantide (allegoria del presente mutuata dal mitologico continente sprofondato negli abissi per l’arroganza dei propri abitanti) è governata dall’imperatore Overall, dittatore feroce, servito con zelo dal Tamburo (Trommler) e dall’Altoparlante (Lautsprecher), suoi strumenti di propaganda. Essi incarnano la triade del male e sono una provocatoria allusione a Hitler, Goebbels, Goering, mentre l’altra triade di personaggi, Arlecchino, il Soldato, la Ragazza, rappresentano il mondo smarrito delle emozioni umane. Ad Arlecchino, maschera della commedia dell’arte, ma anche incarnazione della vita, sono affidate le riflessioni sulla caducità delle cose e sulla felicità perduta. Il Soldato e la Ragazza dovrebbero combattersi a vicenda, ma tra loro sboccia l’amore: la guerra è potente e devastante, ma non riesce a impedire ai sentimenti di manifestarsi.

Il potere assoluto, incarnato dall’Imperatore, è destinato a dissolversi, costretto a scendere a patti con un’entità superiore, la Morte. Perché il corso naturale delle cose possa riprendere, sarà lui a dover essere eliminato per primo. Nel corale finale, che riecheggia quello bachiano su testo di Martin Lutero, già musicato da altri compositori ebrei come Mendelssohn e Meyerbeer, il personaggio della Morte riafferma l’ordine universale sconvolto dal male, lanciando la sua ultima sfida a tutti i regimi totalitari.

Il Reate Festival è realizzato con il sostegno di Ministero della Cultura, Regione Lazio, Fondazione Alberto Sordi per i giovani, ENI, IGT, Poste Italiane, Terna, SIAE, Errebian, Acea, Aeroporti di Roma, ENEL, CDP,Unindustria. Soci fondatori: Comune di Rieti, Fondazione Varrone, Camera di Commercio di Rieti-Viterbo; socio sostenitore: Banca Intesa Sanpaolo; le attività sono realizzate in collaborazione con Teatro dell’Opera di Roma – Fabbrica, Young Artist Program, Accademia Filarmonica Romana, Teatro Palladium, Trenitalia, Associazione Europa In Canto, Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Liceo Musicale di Rieti, Associazione Shelives.

Info: www.reatefestival.it,www.fondazioneflaviovespasiano.it

fonte: Comunicato stampa Reate Festival

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